8 Settembre 2015
LA COLDIRETTI AL BRENNERO

Entra di tutto in Italia. Nel nostro paese entrano le peggiori schifezze alimentari. È la drammatica conferma che arriva dal Brennero, dove migliaia di agricoltori della Coldiretti hanno bloccato e ispezionato, per due giorni di seguito, camion frigo, furgoni e tir per verificarne il contenuto trasportato e denunciare i danni prodotti dal traffico di alimenti contraffatti. “Abbiamo trovato di tutto. Roba da mettersi le mani nei capelli. Dalla Polonia – dice Aldo Mattia, direttore Coldiretti Lazio – erano in arrivo migliaia di mozzarelle imbustate, spacciate per fresche e per italiane. Ma prodotte in Polonia! Migliaia di cittadini avrebbero mangiato in questi giorni, se non avessimo intercettato quel carico, una schifezza prodotta all’estero, ma spacciata per mozzarella italiana. Per non parlare della lattuga proveniente dall’Olanda, degli otto quintali di fagiolini surgelati, ammassati sfusi nei cartoni e destinati a finire nei minestroni italiani, della pancetta fresca con marchio non identificabile, del latte austriaco e delle cagliate tedesche. Siamo invasi da prodotti non identificabili perché non sottoposti a obblighi di etichettatura, da prodotti contraffatti trasportati per migliaia di chilometri in pessime condizioni igienico-sanitarie. Abbiamo manifestato per denunciare uno scandalo che danneggia l’economia agricola italiana e che mette a rischio la salute degli ignari consumatori. Abbiamo presidiato il valico del Brennero, insieme a carabinieri, polizia e guardia di finanza, per scuotere l’Unione Europea e costringerla – conclude Mattia – ad adottare immediati provvedimenti a tutela degli agricoltori e dei cittadini”. “La nostra – aggiunge Giuseppe Campione, direttore Coldiretti Frosinone – è una battaglia di legalità, a difesa di chi produce e di chi consuma. Dobbiamo premiare il valore aggiunto della trasparenza e dare completa attuazione alle leggi, italiane e comunitarie, che prevedono l’obbligo di certificare in etichetta l’origine degli alimenti. Come riteniamo necessario che sia resa trasparente l’indicazione dei flussi commerciali e dunque delle aziende italiane che importano materie prime dall’estero per confezionare e vendere prodotti spacciati per Made in Italy”.

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