7 Settembre 2010
Latte Ovino

  

All’indomani della manifestazione dei pastori a Roma, che si è svolta dinanzi al ministero dell’agricoltura, il direttore della Coldiretti di Frosinone, Gianni Lisi, presente con circa 100 produttori ciociari, torna sul tema. “Mi sembra opportuno e doveroso far emergere l’aspetto più inquietante che è emerso durante la nostra protesta e che forse è stato messo un po’ in secondo piano. Lo Stato italiano è proprietario di una industria che in Romania, con latte romeno e ungherese, produce formaggi di pecora che vengono “spacciati” come Made in Italy sui mercati contribuendo ad uccidere con la concorrenza sleale i pastori italiani. I consumatori devono sapere queste cose nel rispetto che come organizzazione abbiamo sempre garantito loro in qualità di cittadini-consumatori. La denuncia è contenuta nel dossier che Coldiretti ha elaborato ed è stata confermata. Siamo di fronte - sostiene Lisi - ad un caso eclatante in cui lo Stato italiano che è impegnato a combattere il finto Made in Italy ne diventa addirittura produttore. Attraverso la società pubblica per l’internazionalizzazione SIMEST è infatti socio proprietario di una società rumena denominata LACTITALIA con sede in Romania che produce, utilizzando latte di pecora romeno e ungherese, formaggi rivenduti con nomi italiani (tra gli altri Dolce Vita, Toscanella e Pecorino). Allora cari cittadini-consumatori stiamo attenti quando acquistiamo i prodotti. Tutti noi siamo chiamati a lavorare per evitare che si specula sulla gente che, in una situazione di difficolta' economica, si rivolge a prodotti anonimi di basso costo che non offrono garanzie di sicurezza e genuinità. La presenza di prodotti di imitazione sui mercati internazionali è la principale ragione del calo del 10 per cento delle esportazioni dei formaggi di pecora Made in Italy con la quale viene motivata una insostenibile riduzione dei prezzi riconosciuti agli allevatori italiani. Dalle visure effettuate LACTITALIA risulta essere una Srl composta da due soci, una srl romena ROINVEST di cui sono risultati soci cittadini apparentemente di nazionalità romena e SIMEST Spa, società italiana controllata dallo Stato (76% del capitale), che è stata istituita come società per azioni nel 1990 (Legge n° 100 del 24.4.1990), per promuovere il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane ed assistere gli imprenditori nelle loro attività all’estero. Sulla base delle indicazioni riportate sullo stesso sito della società LACTITALIA trasforma latte di mucca e di pecora e commercializza i propri prodotti con due marchi, uno per il mercato estero e uno per quello rumeno, quali la Dolce Vita e Gura de Rai. Tra i prodotti spiccano, e qui veniamo anche all’opera di tutela che deve essere fatta nel nostro territorio,  “pecorino” e “toscanella”, entrambi realizzati con latte di pecora, ma ci sono anche altri nomi italiani come mascarpone, ricotta, mozzarella, caciotta, solo per citarne alcuni.  Dai documenti dell’Ice emergono alcune dichiarazioni del Direttore di Lactitalia: "Per calibrare i macchinari del caseificio abbiamo importato latte ungherese, perché è molto più pulito di quello che avremmo dovuto comprare dai produttori romeni", “Alla fine, il caseificio Izvin è riuscito a trovare una rete di fornitori di latte "pulito"”. Di fronte a questa situazione la Coldiretti pone due domande:Perché questo investimento in cui lo Stato diventa proprietario di una azienda che fa concorrenza sleale ai nostri pastori ? Quanti casi analoghi esistono e quali iniziative si intende adottare per porre fine a questa grave situazione che danneggia l’agricoltura italiana ?

LA SCHEDA:
LACTITALIA si descrive nel suo sito come “una società di diritto romeno costituita al 100 per cento da investitori italiani, apportatori di know how tecnologico e commerciale, operanti nel settore caseario da oltre 85 anni.  La capacità di trasformazione dello stabilimento è pari a circa 100mila litri di latte al giorno; per quanto attiene ai prodotti finiti la loro commercializzazione avviene verso gli USA, l’Unione Europea e la Romania”. L’azienda LACTITALIA ha aperto nel 2007 un caseificio a Izvin, nei pressi di Timişoara, grazie ad un investimento di 5 milioni di euro finalizzato alla produzione di formaggi e latticini destinati sia al mercato romeno che all’export (i principali Paesi di sbocco sono gli Stati Uniti con il 55% di export, l’Italia e la Grecia).  Il caseificio impiega 34 addetti a tempo pieno ed altri 29 con contratto stagionale e ha realizzato nel 2009 un giro di affari di oltre 4 milioni di euro.

LA PASTORIZIA ITALIANA IN CIFRE

·         70 MILA ALLEVAMENTI (- 30% in 10 anni);
·         7,1 MILIONI DI PECORE;
·         6,7 MILIONI DI QUINTALI  DI LATTE PRODOTTO ALL’ANNO di cui 4,8 milioni consegnati per la trasformazione nei caseifici privati o cooperativi  (La prima regione di allevamento in Italia è la Sardegna con 3,2 milioni di quintali latte consegnati, la Toscana con 700.000 quintali il Lazio con 420.000 quintali e la Sicilia con 180.000 quintali);
·          60 CENTESIMI AL LITRO PAGATI AGLI ALLEVATORI IN SARDEGNA;
·         UN LITRO DI LATTE AL GIORNO DI PRODUZIONE MEDIA GIORNALIERA PER PECORA.
Fonte: Elaborazioni Coldiretti

LA PASTORIZIA CIOCIARA E LAZIALE IN CIFRE

La quasi totalita' delle aziende ciociare conta su un numero di capi compresi tra 1 e 99, e dispone di una superficie compresa tra i 2 e i 5 ettari. Negli ultimi 2 mesi nel Lazio risultano aperte 8.782 aziende, di cui 7121 di ovini, 835 di ovini e caprini, 826 di soli caprini. Il numero di capi nella regione è pari a 760.903 totali, di cui 715.397 ovini, 45.506 caprini. Il 41 per cento dei capi si trova in provincia di Viterbo, segue Roma con il 31 per cento, Rieti con il 13, Frosinone con l'11 e Latina con il 5. I dati relativi agli ultimi 12 mesi registrano che su un totale di 8.287 allevamenti aperti, nel Lazio ne risultano chiusi 3181.A Roma, su 2308, hanno chiuso i battenti 1039.

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